Donatello D'Orazio VIAGGIO NELL'ABRUZZO DANNUNZIANO e BUFERA SULLA MAIELLA

Donatello D'Orazio 
VIAGGIO NELL'ABRUZZO DANNUNZIANO 
(Solfanelli 2016)

Cinquant’anni fa, una delle prime carovane turistiche partì da Roma «alla scoperta dell’Abruzzo». Ne faceva parte anche Luigi Barzini. In quella occasione, molte case italiane si arricchirono di fotografie dell’Abruzzo; ma l’Abruzzo non fotografabile, non esterno, il lettore lo troverà compiendo, insieme con Donatello d’Orazio, questo Viaggio.
L’Abruzzo è, non tra l’antico e il moderno, bensì antico e moderno: nel suo giorno d’oggi implica il giorno remoto, come nella Basilica di San Giovanni in Venere, presso Fossacesia prospiciente la Dalmazia, nella quale il Cristianesimo fiorisce dal paganesimo; come nel bove che segue San Zopito nella processione di Loreto Aprutino, seguitando il toro egizio Apis; come nel Vocero di Civitaluparella, che perpetua intorno ai defunti quello dei romani, dei greci e dei giudei di duemil’anni addietro.
In Abruzzo, per non bestemmiare il nome santissimo della Madonna, imprecano: «Mannaggia la Maiella», ricordando così che in quella Montagna s’è impietrita Maia già invocata a soccorso dei raccolti dei loro campi.
Giovinette, scese a Francavilla dai colli o dalle pendici del Padre Appennino, entrano nel mare tenendosi per mano come le Cantatrici di Costantino Barbella; ne riescono rientrandovi; ancora ne escono per rientrarvi; infine, sciolte le mani, attingono l’acqua aspergendosene il seno con un gesto in cui trema un antico sentimento: quello, si sa, del giorno in cui nel mare regnava Nettuno.


Donatello D'Orazio
BUFERA SULLA MAIELLA
(Solfanelli 2014)

Il romanzo di D'Orazio prende origine e spunto da un incontro dell'Autore con un gruppo di "giovani in divisa con, sul braccio sinistro, il profilo della montagna madre, la Maiella, reduci, come lui, dalla guerra; e quel che segue, nel suo spirito, diventa il racconto di questo libro: l’annotazione più lunga del suo taccuino non lungo.
Perché egli s’interessa al destino di quei giovani, le cui fucilate, non molto tempo fa, frullavano e schioccavano anche in cerca di lui? Perché erano paesani suoi; ed egli, che nel taccuino aveva già scritto: «... se non mi rifaccio abruzzese, non potrò essere buon italiano», scorse in loro, e nel proprio sforzo di comprenderli, il mezzo per rientrare nel paese".


Donatello D’Orazio nasce a Chieti il 5 agosto 1896, muore a Roseto degli Abruzzi (TE) il 19 ottobre 1986. Ha collaborato al "Piccolo della Sera" (Trieste) nel biennio 1920-1921; è stato titolare della critica drammatica e letteraria nel "Popolo di Trieste" dal settembre del 1922 al giugno del 1939, e inviato speciale (o corrispondente particolare) del "Resto del Carlino" (Bologna) dal 1927 al 1943 circumnavigando il Mediterraneo e l'Africa e viaggiando nell'America Latina, nei paesi del Levante, in Arabia e l'India, con l'impegno del giornale bolognese di concedere gratis al "Popolo di Trieste" i servizi a sua firma. Sebbene avesse sempre evitato l'esercizio del giornalismo specificatamente politico, è stato comandato redattore capo della "Gazzetta Jonica" di Corfù nel 1942 e del "Lavoro" di Genova nel 1944. Dal 1920 al 1945, ha via via collaborato nelle terze pagine della "Gazzetta del Popolo" (Torino), del "Pomeriggio", edizione pomeridiana del "Corriere della Sera", del "Popolo d'Italia", del "Gazzettino" di Venezia, della "Nazione" di Firenze, del "Giornale d'Italia", del "Mattino" di Napoli, della "Gazzetta del Mezzogiorno" di Bari e del "Popolo d'Italia".
Dopo la seconda guerra mondiale è stato uno dei collaboratori dell'"Agenzia Italiani nel Mondo", che diramava articoli ai giornali di lingua italiana all'estero.
Ha pubblicato saggi su Papini, Puccini, Borgese, D'Annunzio, Mezzanotte e Michetti; la biografia L'amore e gli amori di Gabriele D'Annunzio (Marino Solfanelli Editore, Chieti 1963); libri tra il racconto e la lirica: Il libro di Markab (Parnaso, Trieste 1926), Sotto lo sguardo di Gesù (Edizioni del Cenacolo, Roseto degli Abruzzi 1972); libri di viaggio in guerra e in pace: Riverberi d'Africa (Edizioni Celvi, Trieste 1929), Scritti sul tamburo (Cappelli, Bologna 1939), Viaggio nell'Abruzzo dannunziano (Marino Solfanelli Editore, Chieti 1965); romanzi: L'amore inamabile (Casa dei poeti, Milano-Varese 1925), Il costruttore di ponti (Cappelli, Bologna 1934), Bufera sulla Maiella (Marchionne, Chieti 1950), Metamorfosi di sensuale (Edizioni Aternine, Pescara 1958), Varco a Sud (Marino Solfanelli Editore, Chieti 1964); dialoghi: La bella, il soldato e il mostro (Edizioni Aternine, Pescara 1957), I colloqui di Mussolini con Brand e Zarathustra (Edizioni Aternine, Pescara 1956). Tra le sue ultime opere, tra biografia e lirica, Quella stagione di Chieti (Marino Solfanelli Editore, Chieti 1987) e le poesie Quaderno del giro largo (Marino Solfanelli Editore, Chieti 1982).