Pino Coscetta
VIAGGIO IN ABRUZZO CON GIORGIO MANGANELLI
(Solfanelli, 2012)
Si
può entrare nel racconto della favola abruzzese anche attraversando le pagine
di un buon libro. Nei momenti di freddo climatico (e morale!) è piacevole
viaggiare anche restando nel tepore della propria casa chiudendo il resto del mondo
fuori.
In questi giorni ho vissuto un affascinante volo sulla mia adorata
regione attraverso le pagine scritte da Pino Coscetta: VIAGGIO IN ABRUZZO CON
GIORGIO MANGANELLI.
Un diario di viaggio, un racconto di due leggiadri ma profondi passi
in Abruzzo di Giorgio Manganelli e Pino Coscetta. Un volo che ad ogni pagina
che termina vorresti tornare indietro di qualche parola per allontanare
l’ultimo capitolo, un volo che consiglio.
Sul finire degli anni ‘80 Coscetta propone al quotidiano Il Messaggero
di pubblicare degli articoli sull’Abruzzo…un’idea che divenne un reportage di
tre mesi di viaggio con Manganelli.
Partenza da via Chinotto n.8 direzione Abruzzo, “grande produttore di
silenzio dove in ogni sperduto angolo puoi trovare un grande o piccolo capolavoro costruito con grandi blocchi di silenzio e scialbato di
solitudine”, spesso irraggiungibile nello spazio e nella comprensione, spesso
sconosciuto, troppo spesso una storia abbandonata nel futuro.
Prima tappa Pescina dove nacquero per destino o per caso il Cardinale
Mazzarino e Ignazio Silone. Entrambi osservarono la piana del Fucino: occhi
diversi per paesaggi diversi. “Mazzarino e Silone hanno visto due pianure
diverse, la prima fatta d’acqua, l’altra di terra sudore e polvere.”
(Manganelli), …“l’acqua e la terra. Il fluido, mellifluo, lacustre, insidioso
Mazzarino principe degli intrighi di corte e il solido, concreto terragno
Silone difensore del suoi diseredati “cafoni”, uniti dalla stravaganza del
Fucino che prima del prosciugatore Torlonia, stravagante non era, ma
sicuramente infido e traditore” (Coscetta).
Lodi e critiche del paesaggio, dell’arte, della tavola, dei borghi
abruzzesi, delle meraviglie intarsiate nel silenzio di Bominaco, della città
fantasma di Sperone, di Cocullo, Atri, Teramo, Scanno, Pescara, L’Aquila,
Pacentro, Sulmona, eccetera eccetera e…Chieti che “irretisce il visitatore in
una serie di immagini sommesse, di indicazioni allusive, di citazioni intense
quanto fulminee, subliminali” … “per capire bene questa città più che visitarla
bisogna rivisitarla. Ci sono palazzi che a prima vista ti sembrano anonimi, ma
poi se li guardi bene offrono grazie inaspettate, spunti illuminanti, angoli
unici…graziosa città abitata da monumenti clandestini…Ogni angolo nasconde
qualcosa di bello che a prima vista ti sfugge. Per capire bene Chieti, credimi,
ci dovremmo tornare…” (Manganelli). (D.F.)
Pino Coscetta. Roma 1940, giornalista e scrittore, entrato al Messaggero a
ventidue anni, ha concluso la sua carriera lavorativa con la qualifica di
Redattore capo centrale. Tra le pubblicazioni ha iniziato con Scirocco (Ed.
Europer 1966), raccolta di racconti giovanili e unica escursione nella
narrativa; ha proseguito con saggistica, libri di storia locale e viaggi: Il
Messaggero durante la repubblica di Salò (Gabrielli Editore, 1976), numerose
guide ragionate per la De Agostini e, insieme ad altri autori, ha collaborato
alla stesura di due grandi volumi strenna, Abruzzo e Lazio, per Editalia. Con
Ermanno Grassi, nel 1997, ha pubblicato Il paese della memoria - Storia di San
Sebastiano dei Marsi. Nel 2007, con Vittorio Emiliani, ha scritto il libro
bianco sulle origini dell’Italia Mille borghi, cento città, un Paese (Minerva
Editore). Sempre con Vittorio Emiliani, nel 2011, ha scritto Nei borghi antichi
la storia è vita, edito dalla Provincia di Roma e, nel 2012, per Minerva
Editore, Di tanti palpiti, un volume-strenna sui teatri storici di Lombardia,
Emilia-Romagna, Marche, Toscana e Lazio.
Giorgio Manganelli (Milano, 15 novembre 1922 – Roma, 28 maggio 1990). Collaborò
con numerosi testate giornalistiche tra cui Il Giorno, La Stampa, Il Corriere
della Sera, Il Messaggero, L'espresso, Il Mondo, L'Europeo, Epoca… Consulente
editoriale delle case editrici Mondadori, Einaudi, Adelphi, Garzanti e
Feltrinelli.
Autore di numerose
opere dalla prosa elaborata e complessa, che oscilla spesso tra il racconto-visione
e il trattato, Manganelli affermò nella sua Letteratura come menzogna del 1967
che il compito della letteratura è quello di trasformare la realtà in menzogna,
in scandalo e in mistificazione, risolta in un puro gioco di forme, attraverso
le quali la scrittura diventa contestazione.