IGNAZIO SILONE
«L’uomo che pensa con la propria testa e conserva il suo animo incorrotto è libero. L’uomo che lotta per ciò che egli ritiene giusto, è libero. Per contro, si può vivere nel paese più democratico della terra, ma se si è interiormente pigri, ottusi, servili, non si è liberi; malgrado l’assenza di ogni coercizione violenta, si è schiavi» (da Vino e Pane)
FONTAMARA
(1930)
…in un villaggio di contadini poveri, che nel gergo locale si chiamano cafoni: abitano in « un centinaio di casucce quasi tutte a un piano, irregolari, informi, annerite dal tempo e sgretolate dal vento, dalla pioggia, dagli incendi, coi tetti malcoperti da tegole e rottami d'ogni sorta ». Vi fanno spicco « una decina di case di piccoli proprietari e un antico palazzo ora disabitato, quasi cadente ». Vi sono poi degli artigiani, anch'essi divisi in due gruppi: i meno poveri, che anno almeno « una botteguccia », e quelli che non hanno nulla. Si capisce perché la condizione generale è quasi sub-umana: ci si batte notte e giorno per i bisogni primari, per vincere « la miseria ricevuta dai padri, che l'avevano ereditata dai nonni, e contro la quale il lavoro onesto non è mai servito a niente ». Le poche terre di collina non bastano neppure a sfamare la gente: scarsamente produttive da sempre, esse lo sono diventate ancor meno in seguito al prosciugamento del lago sottostante, giacché l'abbassamento della temperatura ha comportato la scomparsa degli uliveti e, in parte, dei vigneti. E tuttavia, all'infuori d'un campicello, non c'è altro scampo dalla fame e dai debiti:
«L'oscura vicenda dei Fontamaresi è una monotona via crucis di cafoni affamati di terra che per generazioni e generazioni sudano sangue dall'alba al tramonto per ingrandire un minuscolo sterile podere, e non ci riescono; ma la sorte dei Torlognes è stata proprio il contrario. Nessuno dei Torlognes ha mai toccato la terra, neppure per svago, e di terra ne possiedono adesso estensioni sterminate, un pingue regno di molte diecine di migliaia di ettari ». [www.silone.it]
PANE E VINO
(1936)
…pane e vino, un tempo alimenti essenziali di una gente che si contentava di poco, finiscono qui per esprimere l'urgenza di una comunione evangelica, come nel sacrificio che si celebra nella messa, ma senza fughe in un misticismo rinunciatario, anzi con un sicuro impegno per condurre a compimento quell'ansia di radicale « renovatio rerum » che fu propria della più sana tradizione religiosa.
Siamo nel 1935, a Rocca dei Marsi, un paesino immaginario, ma che può trovare precisi riscontri nei centri abitati del circondario del Fucino. Don Benedetto vi è stato, in un certo senso, confinato dal vescovo: valentissimo docente di lettere nel Liceo diocesano, è stato rimosso dall'insegnamento perché le sue idee liberali costituivano un pericolo per l'educazione dei giovani non meno che per i buoni rapporti tra la Chiesa e il Partito Fascista. Da una quindicina d'anni il prete se ne sta rassegnato nella sua casetta, invecchiando ormai tra í suoi libri e l'orto. Per la ricorrenza del settantacinquesimo compleanno, la sorella, che vive con lui, ha invitato alcuni dei suoi ex allievi, almeno i più vicini e affezionati, ma giungono solo Nunzio Sacca, medico, e Concettino Ragù, ufficiale della milizia, cui poco dopo si aggiunge don Piccirilli, confidente della curia vescovile e parroco molto ambizioso, capace di confondere le questioni di fede con le percentuali delle confessioni e comunioni. [www.silone.it]
IL SEME SOTTO LA NEVE
(1941)
… continua la narrazione delle peripezie di Pietro Spina, dal punto in cui si erano interrotte alla fine di Pane e vino. Siamo nell'inverno 1935-36. Donna Maria Vincenza, duramente provata dalle tristi vicende che si sono abbattute sulla sua famiglia, si reca in carrozza da Colle a Orta per informare il figlio Bastiano che, contrariamente a quanto si era creduto in seguito al ritrovamento di resti umani sulla montagna di Pietrasecca, Pietro è ancora vivo. In casa di don Bastiano sono convenuti alcuni notabili e gararchetti fascisti, per assistere dal balcone alla benedizione di S. Antonio ai somari del paese e dintorni. L'orgogliosa ottuagenaria con tono accorato lo supplica di intervenire a favore « di quello scapestrato, ch'è pure figlio di suo fratello, la buonanima d'Ignazio» e, vedendolo indifferente al suo dolore, lo accusa di vigliaccheria suscitandone una reazione furiosa.
Appena terminata la cerimonia della benedizione, che nella piazzetta antistante si è protratta a lungo tra « lazzi e sberleffi all'indirizzo delle bestie più malconce », donna Maria Vincenza può finalmente ripartire. Ordina al cocchiere Venanzio di dirigersi non a Colle, ma al mulino vecchio, per rilevare il nipote dalle mani dì Sciatàp, dietro un buon compenso per aver taciuto con la polizia. Pietro infatti, fuggendo da Pietrasecca, aveva trovato rifugio nella stalla di Sciatàp e questi aveva mantenuto il segreto per molti giorni. [www.silone.it]
UNA MANCIATA DI MORE
(1952)
…alla fine dell'ultima guerra mondiale, in terra marsicana. La lotta di Liberazione non si è ancora conclusa e Rocco de Donatis, che vi ha preso parte al Nord con grande passione nelle file del Partito Comunista, torna nel suo paese natìo, Fornace, come apprezzato esponente dell'antifascismo locale. I suoi rapporti col partito non sono più quelli d'un tempo, eppure ufficialmente egli ha fama d'esserne uno dei rappresentanti più rigidi e quotati. Non a caso viene incaricato di reprimere il Soviet del Casale, un gruppo separatista di fuorilegge e di sbandati capeggiato dal vecchio Zaccaria, sorto nella confusione degli ultimi giorni in un'antica cascina che dà il nome al luogo, « un importante valico e un incrocio di strade lontano da centri urbani ». La missione di Rocco al Casale, che il Governo intende premiare con medaglia d'argento al valor civile, dimostra a tutti che il Partito, « già ispirato dall'Oriente, si è ormai definitivamente inserito nella tradizione liberale e cristiana dell'Occidente ». [www.silone.it]
IL SEGRETO DI LUCA
(1956)
…nell'estate dell'immediato dopoguerra, a Cisterna dei Marsi. Un uomo sulla settantina, Luca Sabatini, dall'aspetto d'un mendicante, torna nel piccolo villaggio dopo un'assenza di molti anni, all'insaputa di tutti. Dando uno sguardo alla montagna che gli sta di fronte, si arresta bruscamente nel non ritrovare la selva d'un tempo e, addirittura, prova un senso di « pena e orrore » nell'apprendere che essa bruciò forse per « la maledizione di Dio ». Arrivato davanti alla vecchia chiesa, chiede inutilmente del parroco di sua conoscenza. Mentre attraversa lentamente il groviglio di vicoli della parte più antica del borgo, una donna anziana, cieca, ne riconosce il passo e chiede con insistenza il suo nome, ma una ragazza le risponde che si tratta d'un povero vagabondo. [www.silone.it]
L'AVVENTURA DI UN POVERO CRISTIANO
(1968)
… composto di due parti tra sé totalmente diverse: la prima, che utilizza anche delle pagine già edite, vuol essere una introduzione al dramma di Celestino V, ma in realtà è un vero e proprio saggio-racconto in cui Silone riesce a disegnare un'autobiografia interiore rivolta insistentemente a far rimarcare i propri connotati di « cristiano post-risorgimentale e post-marxista », escludendo nettamente la qualifica di cattolico; la seconda parte comprende il testo del dramma, che ha appunto per soggetto l'avventura di quel povero cristiano che si sente d'essere Pietro Angelerio, l'eremita del Morrone costretto per pochi mesi a lasciare la pace delle montagne abruzzesi per essere eletto papa e conoscere, così, gli intrighi della curia sotto la soffocante pressione del cardinale Caetani, l'ultimo irriducibile assertore della teocrazia medievale. Vi è, infine, un'appendice di Note sui personaggi storici del dramma, stese sulla scorta di studi specialistici e documenti d'archivio. [www.silone.it]
LA SPERANZA DI SUOR SEVERINA
(1981)
A tre anni dalla morte di Ignazio Silone, avvenuta nell'agosto del 1978 in una clinica di Ginevra, esce il suo ultimo romanzo, dal titolo La speranza di suor Severina (comunemente abbreviato in Severina).
Siamo a Civitella, un paese immaginario dell'Abruzzo aquilano, in una estate imprecisabile, ma presumibilmente degli ultimi anni '60. Durante lo svolgimento di un'assemblea sindacale, è avvenuto un tafferuglio con la polizia nella piazzetta antistante all'Istituto « San Camillo de Lellis » e un giovane operaio è rimasto ucciso. L'unica testimone del tragico episodio è suor Severina, che si trovava per caso a passare di lì. Chiamata dalla Madre Superiora a sottoscrivere un resoconto dei fatti preparato dal capo della polizia, la giovane suora si rifiuta energicamente perché dovrebbe mentire, sapendo di mentire, riferendo i discorsi pronunziati in un'assemblea alla quale non ha partecipato e accusando « di provocazione un povero ragazzo massacrato di botte, davanti ai suoi occhi, da un gruppo di poliziotti inferociti ». Non serve a convincerla il richiamo al dovere dell'ubbidienza, né la minaccia che dal suo rifiuto potrebbe dipendere l'iter della parificazione dell'Istituto con le scuole statali. Interviene invano anche don Antonio, un giovane prete piuttosto spregiudicato, che ha delle strette relazioni con le autorità locali e si è reso già responsabile di uno scandalo non finito in tribunale per interessamento della curia vescovile. [www.silone.it]
Ignazio Silóne - Pseudonimo dello scrittore e uomo politico italiano Secondo Tranquilli (Pescina 1900 - Ginevra 1978).
Partecipò alla fondazione del Partito comunista (1921), allontanandosene nel 1931. Attivo nel Partito socialista clandestino (1942), diresse le riviste Europa socialista (1946-47) e Tempo presente (1956-68). Scritti nel gusto della narrativa verista, partecipi della drammatica urgenza degli avvenimenti storici e nutriti di un sentimento acutissimo dei limiti della giustizia umana e del richiamo ai valori di un cristianesimo evangelico, i suoi romanzi più noti (Fontamara, ed. ted. 1933, ed. it. 1947; Pane e vino, ed. ingl. 1936, ed. ted. 1937, 1a ed. it. riveduta e col tit. Vino e pane, 1955) raffigurano per lo più situazioni e ambienti di paesi dell'Italia meridionale nel loro lento processo di redenzione sociale.
Quasi tutti i suoi familiari perirono nel terremoto della Marsica del 1915 (il fratello superstite, Romolo, arrestato nel 1928 e condannato per attività sovversiva, sarebbe morto a Procida nel 1932). Interrotti gli studi e avvicinatosi al partito socialista (1918), S. partecipò nel 1921 alla fondazione del partito comunista, per il quale s'impegnò, dopo l'avvento del fascismo, in un'intensa attività clandestina prima in Italia e, dal 1927, prevalentemente in Svizzera. Qui maturò la crisi in seguito alla quale si allontanò (1931) dal partito comunista e dalla militanza politica per dedicarsi alla scrittura, pubblicando, oltre ai primi romanzi, alcuni saggi storici (Der Faschismus, 1934; La scuola dei dittatori, 1938; ecc.). Tornato all'impegno politico attivo nelle file del partito socialista clandestino (1942), rientrò in Italia nel 1944 e nel 1946 fu eletto all'Assemblea costituente per il PSIUP, da cui uscì al momento della scissione del 1947, non iscrivendosi però al PSLI. Diresse le riviste Europa socialista (1946-47) e Tempo presente (1956-68), fondata con N. Chiaromonte, attraverso le quali poté diffondere i suoi ideali federalisti e di un socialismo democratico e umanitario. Il suo nome di scrittore è affidato soprattutto ad alcuni romanzi (i primi dei quali apparsi in ed. straniera) che, tradotti in molte lingue, furono per lungo tempo più apprezzati all'estero che in Italia: i più citati Fontamara e Pane e vino; Il seme sotto la neve (ed. ted. 1941; ed. it. 1945); Una manciata di more (1952); Il segreto di Luca (1956); La volpe e le camelie (1960). Scrisse anche, per il teatro, Ed egli si nascose (1944) e, particolarmente significativo, L'avventura di un povero cristiano (1968), dramma storico sulla figura del papa Celestino V. In parte saggistici in parte narrativi sono gli scritti riuniti in Uscita di sicurezza (1965), libro importante per la ricostruzione del percorso umano e ideale dell'autore. Postumo è apparso l'incompiuto romanzo Severina (1981). [Treccani]